Paola Picchioni Opere

 

Colline pisane.cover

 Con la raccolta di racconti Colline pisane (pubblicata nel 2014grazie da Felici Editore al contributo del concorso), Paola Picchioni ha vinto nel 2013 il premio speciale "Strade di Colori e Sapori" istituito in collaborazione con la Provincia di Torino.

Le colline pisane per un turista italiano o straniero sono un posto affascinante, bello e schietto come i loro colori, i prati, i boschi e i piccoli borghi medievali tutt’oggi poco deturpati dall’urbanizzazione: una vera e propria cartolina come il titolo della raccolta suggerisce. Eppure, dagli anni ottanta al duemila quelle colline si sono rivelate un microcosmo dell’Italia di fine secolo scorso, quell’Italia che è cambiata profondamente passando dal provincialismo alla globalizzazione, con fenomeni quali la multiculturalità e l’immigrazione, i cambiamenti profondi della Chiesa, le nuove economie e la crisi della famiglia tradizionale.

A Lorenzana, paese delle colline pisane di mille anime, Tore e Cosetta sono una coppia di invalidi, abbandonati dai parenti e apparentemente sostenuti dallo Stato; di fatto, vivono e sopravvivono grazie ai compaesani e ai vicini di casa, i quali, forti di una tradizione antica che si basa sull’aiuto disinteressato, li assistono in tutti i momenti decisivi della loro esistenza fino alla prematura morte di Cosetta. A Santa Luce alla fine degli anni ottanta scoppia il fenomeno degli agriturismi per opera di una signora del nord, la signora Bongiorni, che con grande senso degli affari compra i vecchi ruderi toscani, li ristruttura e crea un impero economico in pochi anni. Dando lavoro agli abitanti del posto e generando un indotto che porta benessere e nuove forse vitali nel paesino di 500 anime, la signora Bongiorni sceglie fra le tante donne del posto la Pina del Bracagli, ex casalinga dalla vita piuttosto insapore, che per circa quindici anni si occupa in maniera ineccepibile del personale e della sistemazione dei turisti nelle diverse case. Finché un giorno la signora Bongiorni si stufa e decide di cambiare business lasciando tutti i santalucesi con un palmo di naso, tutti ad eccezione di Pina, la quale, forte del suo conquistato status agli occhi del paese, si toglie l’amara soddisfazione di licenziarsi.

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