Paolo Valentino Opere

 

ragazzo copertina web

Con la silloge Il ragazzo che scompare (pubblicata nel 2009 da Le Voci della Luna grazie al contributo del concorso), Paolo Valentino ha vinto nel 2008 il primo premio della sezione Poesia.

Che questo sia un poeta, e lo possa essere ancora, lo si capisce da quella speciale forza che la poesia ha sempre, sotto diversi cieli e diverse epoche, passando vie strane da una generazione all’altra, di “rammagliare” il mondo. Ovvero di tenere insieme, di cercare nella scena della vita che sia la cittadina di Rho che muta per le costruzioni nuove dei grandi padiglioni fieristici, o siano i disseminati segnali della giovinezza che passa in una fiamma chiara di visioni e di pensieri- ecco, di cercare in questa scena gli eventi che ne danno il significato. Poiché questo poeta ha, oltre che una fedeltà visionaria ai suoi luoghi, una tensione a vedere la scena del mondo piena di eventi e di presenze. Una poesia che non va nel senso di una selezione, ma di una visione nel gremito. Fedele in questo alle necessità primarie dell’epoca nostra, dove troppe ideologie o presunzioni pensavano di selezionare il “materiale” poetico, o di leggere il mondo senza amarlo e patirlo interamente. Qui ci sono un amore di questa razza, e la sua dolorosa passione che fa fiorire le cose. (dalla prefazione di Davide Rondoni)

Nel chiarore subacqueo di una città naufragata

Il ragazzo che scompare di Paolo Valentino è il titolo di una raccolta già premiata in corso d’opera nel 2008, quando una delle sezioni portanti del libro vinse il Premio Letterario per l’inedito Città di Chieri e Colline di Torino. Già allora era emerso un talento nutrito di letture, capaci d’instaurare quel principio della doppia visione che ora scandisce tutta la storia di un personaggio imprigionato nel castello dei destini incrociati, dove le parole si rifiutano di essere solo un gioco combinatorio di eventi, di cose che non rispondono a parole.

“Io sono i libri che ho letto” sembra mormorare Paolo Valentino prima di addentrarsi nel mondo dei burocrati, che lo vorrebbero ridotto a un cartellino da timbrare all’entrata della fabbrica. L’Alfa e l’Omega della sua storia sono rappresentati nel giro a tondo di un’esistenza che, vista dal fuori, sembra un “alfabeto del lavoro”, ma che, al suo interno, macina altri percorsi, altri voli, altri cieli e altre terre, fino a diventare la testimonianza di un viaggio verso una realtà diversa da quella che si vede, attraversando una geografia verticale, un mondo visto da lontano, dalla terra alla luna, dal fondo di un oceano, da un albero destinato a diventare la casa di un adulto dimezzato. Dal fuoco dei contrari e del contrasto tra due mondi nascono allora le sue parole, ricche di sonorità e di senso, orchestrate dai ritmi dinamici del movimento, del passo che affonda nei percorsi di una geografia interiore che s’interroga, si perde, si nasconde e rinasce, infine, nella scrittura. Con ritmo serrato, sospeso tra musica e rumore, la vicenda si trasforma così in un poemetto narrativo che parla di un “ragazzo che scompare”, ma sa ancora mostrarsi, a condizione di lasciare la strada dei tempi convenzionali, degli orologi sui cantieri, sui conti alla rovescia, affrontando l’esplorazione di altre altezze o profondità. Staccato da terra, si protende verso la cima di un albero per poter riconoscere “l’immagine / del cerchio che si chiude” o scava una “trama di cunicoli”, per scoprire le linfe che nutrono l’inesistente. È la storia di un viaggio, insomma, dove lo spazio, il tempo, la Storia, il “terriccio degli orari”, i cantieri, la “geometria del caseggiato”, sono visti come in uno specchio, nel chiarore subacqueo di una città che ha perso il nome dei suoi abitanti, naufragati nell’anonimato di un esercito che trasforma anche gli uomini in una massa informe senza nome e senz’anima. È un viaggio pieno d’insidie, di tranelli, d’ipoteche, ma è anche l’unico a salvare il protagonista dal naufragio dell’identità. Il ragazzo esiste perché sa scomparire, sa emergere dalla “staffetta degli zitti”, dirigendosi nei mari invisibili di un progetto creativo fatto di parole e suoni, sognando un punto fatale (In principio era il Verbo) e, in sette giorni, creare dal nulla altre cose. Da questa essenza originaria parte la ricerca di Paolo Valentino, il ragazzo che scompare per rinascere scrittore, poeta: pesce che sfugge alle maglie di una rete che ci stringe fraternamente nello stesso nulla, capace di immaginare ancora “l’amore per le cose meglio dette / come chi / trent’anni torna dopo a ricordare il / cominciare di altra vita / chiamata con nome a posteriori: // conquistata”. Rinasce libero, per aspettare “risposte”. (dalla prefazione di Giovanna Ioli)

 

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